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CivitaretengaCivitaretenga è un piccolo paese dell'Abruzzo aquilano, frazione del comune di Navelli, ubicato su una collina a circa 850 metri sul livello del mare.

Dalla statale n.17, appare come arroccato su un poggio roccioso.

Una volta in paese ogni asperità si attenua; il centro storico, ancora parzialmente abitato da gente tranquilla ed ospitale, è facilmente accessibile ai visitatori.

Tagliato fuori dalle grandi arterie stradali, il paese vive nel dignitosi ricordo di tempi passati, quando ogni casa era abitata.Civitaretenga
Poi, l'emigrazione, quindi l'esodo verso le città per ragioni di lavoro; così oggi molte case sono abbandonate ed esposte alle intemperie; mostrano le loro ferite: tetti sconnessi, muri cadenti: che bello sarebbe poter rivederla ripristinata, abitata come un tempo!

C'è però buona parte del paese conservato, belle stradine, piazzette, giardini con accoglienti sedili, ma soprattutto aria buona e tanta calma.Civitaretenga

Posto ideale per te, cittadino stressato che vivi tra i rumori e lo smog se vuoi ritemprarti nel corpo e nello spirito!

Delle tre porte di accesso all'antico abitato, ne rimane attualmente solo una: quella posta ad ovest, mentre l'altra del lato sud è stata murata, e quella posta ad est anni addietro fu abbattuta.

n.b. – Brano redatto da Mario Napoleone prima del terremoto del 6 aprile 2009Civitaretenga

Civitaretenga dal 1811, da quando per la riduzione delle spese, per una legge Napoleonica i Comuni più piccoli furono annessi a quelli maggiori, divenne una frazione del Comune di Navelli, da dove dista circa Km 2.

L'anno della fondazione di Civitaretenga non è noto, ma certamente sono lontane le sue origini. Cingilia e se ciò è veritiero, si dovrebbe ammettere che così si chia­mava Civitaretenga al tempo dei Vestini.Civitaretenga

Paese posto tra il fiume Aterno ed Aufinia, l’attuale Ofena.

Infatti sia Ofena, sia Civita, dopo la loro appartenenza al popolo Vestino, furono compresi nella circo­scrizione della Provincia dell'Aquila.

I Vestini, come è noto, costruirono le loro fortezze in punti strategici e ciò per meglio controllare e difendere, da eventuali attacchi dei nemici, il loro territorio.

Conoscendo ora la ubicazio­ne del Castello di Civitaretenga, posto su un'altura dominante due amene pianure, si dovrebbe credere, con più. fondamento, che fosse veramente la famosa Fortezza dei Vestini, Cingilia.Civitaretenga

Del resto anche il Romanelli ed il Bonanni indicano questo piccolo centro come formidabile fortezza dei Vestini, che, nell'anno 430 di Roma, Giunio Bruto sconfisse, ma non senza difficoltà.

L'unione dunque tra Vestini e Sanniti indusse tal timore a Roma, ove il Senato, con ferma decisione, spedì il Console Giunio Bruto in Abruzzo.

Questo condottiero, col suo agguerrito esercito, si scontrò diverse volte coi Vestini e con alterna fortuna, però alla fine li costrinse a ritirarsi nelle fortezze di Cutinia e di Cingilia, ove li sottomise annientando le ultime resistenze.

Durante l'assalto di Cingilia, dopo una nutrita pioggia di dardi scagliati dalle mura, Bruto la poté conquistare solo con l'aiu­to delle scale.

Lo stesso condottiero dei Romani, per compensa­re i suoi soldati dalle fatiche e dei pericoli affrontati, distribuì loro "ricca preda".

Dopo questa sconfitta i Vestini restarono molto turbati ed assai irritati verso gli alleati Sanniti, che, in quella occasione di estrema necessità, non erano corsi in loro aiuto.

Cercarono perciò di tornare in amicizia coi Romani e diedero prova della costante fedeltà, nella venuta di Annibale, durante la seconda guerra Punica, nel 218-201 a.C.Civitaretenga

Un altro autorevole scrittore, il Del Re, facendone dedu­zione dagli avanzi di antichità, muraglione e fossato di recinzione, ci da notizia della ubicazione di Cingilia in Civitaretenga.

Lo stes­so ci riferisce, altresì, che le due fortezze di Cingilia e di Cutinia, furo­no la difesa più forte che ebbero i Vestìni.

Gaetano Devoto crede che i Vestini siano un popolo nato da "ver sacrum" partito dalla Sabina (Amiternum) e che si siano prima insediati alla piana di Navelli-Capestrano e poi, spintosi oltre la catena montuosa, siano giunti fino all'Adriatico (Aurelio De Santis "La Sentenza di Ponzio Pilato").

Nel circondario dell'Aquila, come ci informa il Bonanni, erano comprese, fra gli altri centri, Cingilia, ossia Civitaretenga, e Cutinia, che si trovava nei pressi di Paganica.

E' doveroso citare che un passaggio sotterraneo partisse proprio da Paganica per raggiungere Amiterno.Civitaretenga

Nel Catalogo dei Baroni è scritto: "Medictatem Ardengre"' forse per indicare Ardenghe, nome presumibilmente derivante da un principe longobardo, non è nominata però con l'aggiunta di Civitatem o Medictatem Civitatis e resta dunque in dubbio dove sia e ciò in considerazione che il registro comincia in Balva, nella quale è certamente il primo castello quello di Carapelle, e alla fine dice: "et hoc omnia castella sunt in Penne" senza fare però distin­zione se quelli di Penne comincino da Civita oppure dall'immediatamente seguente a quello di Tossicia, che è veramente in Penne.

Stando ora Civita registrata fra Carapelle, che è di Valva, e Tossicia, che è di Penne, è difficile capire se debba essere aggrega­ta alla prima od alla seconda.

Comunque se fosse attendibile quel­la Carta Topografica nella Cronaca Volturense, Civita spetterebbe al Monastero di San Pietro ad AratOrium (Chiesa Monumento Nazionale esi­stente ancora oggi nel tenimento di Capestrano) parrebbe che questo piccolo centro fosse in passato l'Ansedonia o l'Aufina ivi nominata, ma piuttosto la prima perché Ofena è senza l'aggiunta di Civita ed è posseduta da altri.Civitaretenga

Ma se tale congettura non fosse veritiera e nemmeno potes­se riferirsi a Civita Retenga, la quale col nome di Ardrenghe è segnata nello stesso registro per altro barone (Odorisio), conver­rebbe ricorrere a Civitella Casanova (però è indicata Civitella ed è da escludere) oppure a Civita Aquana o a Civita di Penne.

Comunque anche per questi due Castelli non si hanno notizie di essere stati proprietà dei due Odorisio: di Collepietro e di Bisenti, quindi le versioni del Romanelli, del Bonanni e di Del Re, che indicano in Civitaretenga la fortezza dei Vestini Gingilla, hanno un certo fondamento ed a rafforzare tale versione vi sono ancora oggi la Torre rotonda e parte delle immense muraglie, con importanti feritoie, che ognuno può osservare.

Il ritrovamento famoso della tavola di iscrizione vestina del 1864 a Navelli, nella del resto raffor­za le tesi dei menzionati scrittori.

CivitaretengaEsperti poi in archeologia potran­no, meglio dello scrivente, chiarire le ipotesi che saranno in appresso descritte circa i reperti archeologici ancora esistenti in Civitaretenga e precisare magari qualche data riferita alle le lonta­ni origini del piccolo centro.Il Cianfarani ci riferisce che Cesare, per raggiungere Corfinio da Ravenna, sia passato per Forca di Penne, attraversan­do poi l'altro valico di Monte Castiglione, che si trova nel tenimento di Civitaretenga a metri 944 sul livello del mare.

I Vestini, come ci è noto presero parte attiva alla famo­sissima guerra della “Lega Italica” combattuta contro Roma e non è da stupirsi se Cesare, per raggiungere Corfinio, da una strada diversa da quella delle gole di Popoli, ove sarebbe potuto incappa­re in qualche trappola, nel 49 a.C., sia transitato effettivamente su Civitaretenga.

Una vecchia strada o trazzera in località "Le Fratte", si dirigeva nella contrada " Morrone" e di qui a "Forca di Penne"; nella medesima, circa cinquant'anni fa, si notavano ancora i segni su rocce delle ruote dei carri presumibilmente dei lontanissimi tempi.Civitaretenga

Oggi comunque tale testimonianza è stata cancellata a causa dell'allargamento e dello sfaldamento della stessa strada.

Il Condottiero dei Romani, ottimo conoscitore di strategia militare, annientò e sconfisse l'esercito della "Lega Italica" ed i popoli che l'avevano costituita cercarono di tornare in amicizia coi Romani.

Il Colasanti, riferendosi agli itinerari percorsi dagli anti­chi Romani, ci informa che la strada che conduce a Penne, sareb­be partita da Aterno (il fiume Aterno allora comprendeva anche il tratto del Pescara) e, percorrendo la sponda sinistra del fiume, si avviava verso Pianella e di la, per Forca di Penne, a Civitaretenga.

Lo stesso Colasanti poi, circa la ubicazione delle due città-fortezze, ci riferisce che Livio non fa capire nulla di esplicito, ma si presume che siamo state al di qua dell'Appennino, presso il territorio in cui i Romani dovevano necessariamente avere una linea di avanzata.Civitaretenga

Quanto al fatto che Cutinia e Cingilia siano state presentate come città, si può ipotiz­zare un successo ingrandito dei Romani, mentre potevano essere stati, secondo il Nissen, che oscuri villaggi.Il monticello di Paganica, detto Codicchio e da cui ebbe l'origine il cognome della famiglia Carli-Cadicchi, sembra aver ritenuta l'etimologia di Cutinia, città dei Vestini, ubicata in quei dintorni. Priferno, riportato sulla tavola Itineraria Peutingeriana, non dovette essere molto lontano dalla stessa Cutinia.

Del resto possiamo anche notare il nome di "Cutina" nella Carta Corografica degli antichi popoli che abitarono la Provincia dell'Aquila

Quanto a Cutinia, sappiamo che fu una città opulenta e ben munita, con mura, porte e for­tezza. (Postremo l'anno di Roma 429: oppida quoque vi opugnate adortus, prima Cutinia ingenti ardote militimi, aut vulnerimi ira, quod fere quisqam integer proelio excesserat, sca- Hs cepit: deinde CingiHam).Civitaretenga

Cingilia, da qualche archeologo, è ritenuta essere in Civitaretenga: “Ultriusque Urbis praendam militibus, quod eos ncque potae, ncque muri costrium arcuerant, concessi.”

Dunque le indicazioni, circa la ubicazione di Cingilia, ci pro­vengono da più parti e lo scrivente, ad eccezione di qualche con­gettura, si è limitato a riportare le notizie attinte qua e là, come precisato nella premessa.

Bisogna infine dire che le Torri di Forca di Penne e di Civitaretenga (rotonda e quadrata) e di Bominaco, sono allineate sulla medesima linea di marcia e, come è noto, que­ste in passato avevano funzioni prevalentemente militari, erano infatti poste anticamente in cinte murarie urbane o in altri com­plessi fortificati (castelli, rocche) o a controllo di inserzioni strada­li, di qui dunque il valore del piccolo centro nel lontano passato.Civitaretenga

La parola Civita, come ci riferisce il Giustiniani, “si è mai usata per indicare gli antichi siti di città distrutte”.

Il Dotto Filippo Cluverio, parlando dei Vestini, scrive assai bene: “quae nox, ut saese iam cantra monui, antiquitatem locorum prerunque precedere solet”.

Molti sono dunque i paesi il nome dei quali è preceduto dalla paro­la Civita e nei quali non vedonsi che distrutte città di antichepopolazioni e tutti questi paesi sono di lontana origine.Ma quale importanza poteva avere nella vita comunitaria questo piccolo centro?

Secondo la deduzione etimologica, Civita, cioè città, civitate, "è centro di vita sociale avente considerevole importanza economica, politica e culturale, tanto da far converge­re in essa gli interessi del territorio circostante".Civitaretenga

Dunque un concentramento atto a consentire lo svolgimento delle molteplici attività umane e l'espletamento dei servizi propri di una colletti­vità; "una organizzazione sociale fondata da vincoli di sangue (come le Fare), ma su ordinamenti etico-razionali e sull'assoggetta­mento ad un potere pubblico sovrano insediato in un territorio relativamente ristretto e gravante su un aggregato urbano".

Abbiamo poi città, cioè: citate o cita per indicare centro cittadino; anticamente, XIII sec., cittadinanza, che dal latino assu­me il nome civitatis.In origine: condizione di cittadino (civis) ed insieme a citta­dino, cittadinanza poi sede di Governo, che finisce di sostituire urbs .

Nel Medioevo, che va dal 1000 al 1250, le città erano cit­tadelle e si consideravano metropoli quando superavano i 5.000 abitanti.

L'Antinori ci riferisce che prima del Medio Evo, Civitaretenga era forse Civita Urbona.

E' probabile dunque che col latino Urbo-urvo si voleva indicare una città nuova, cinta dalle mura.Civitaretenga

Una tale supposizione potrebbe essere presa in considerazio­ne se si osserva, anche oggi, la cinta delle due Torri, la rotonda e la quadrata, e poi la cinta dell'altro centro cittadino, quello storico, con le sue tre porte di accesso, come dalla descrizione che seguirà de "II Castello".

Fonte: Mario Napoleone – Civitaretenga notizie storiche –

Riportiamo inoltre altre interessanti note su Civitaretenga pubblicate sul sito www.storianavelli.it/

Anticamente chiamata "Civitas Ardingae" è sita dove sorgeva l'antica città vestina di Cincilia, di cui parlano Silio Italico e Polibio, distrutta poi dal console Giunio Bruto Sceva verso l'anno 430 di Roma.

Nella zona rimangono ancora i resti dell'antico castello, come la torre civica, al quale diede, nel 1294, grandi privilegi Carlo II d'Angiò tra cui l'aggregazione al contado Aquilano avvenuta il 28 settembre 1294 a premura del Santo Pontefice Celestino V.

Braccio da Montone occupò questo castello durante l'assedio dell'Aquila nel 1493, come lo fece con molti altri, tra cui anche Navelli.Civitaretenga
Il paese fu occupato e saccheggiato anche nel 1592 da Filiberto d'Orange.

Nel 1530 fu feudo di Camillo Caracciolo e nel 1554 fu venduto all'Università aquilana per essersi devoluto alla Regia Corte con patto di retrovendita.

Nel 1762 questo feudo era intestato al barone Francesco del Pezzo.

Come scritto da Carlo Franchi sul suo libro intitolato "Difesa per la fedelissima città dell'Aquila" (1752) "i naturali non vi fabbricarono mai locale e non ebbero domicilio in città perchè Civita Retenga era una delle più remote della diocesi Valvense".

Dello stemma si hanno poche notizie ed è così blasonato: Di..., alla torre di due palchi al naturale, finestrata e aperta di nero, merlata alla guelfa, con due lettere maiuscole: C. I. poste in fascia.

Stando al Dizionario Storico Blasonico del Cav. G.B. di Crollalanza la torre rappresenta antica nobiltà, fermezza e robustezza d'animo.

A Civita Retenga vi era una sola famiglia notabile: i Cortelli.

Questa famiglia è notabile dal seicento ed ha vantato vari proprietari terrieri e personaggi politici di rilievo.

Contrasse parentela con alcune famiglie nobili locali come i Francesconi ed ha tuttora un grande palazzo nei pressi di Piazza Garibaldi, dove sorge un monumento dedicato ai caduti delle guerre mondiali.

Il palazzo Cortelli si articola su tre piani ed il soffitto interno è sia ligneo che a volta. All'ingresso dell'edificio, sopra il portone, vi è collocato lo stemma usato dalla casata Cortelli riprodotto in stucco. I Cortelli ebbero inoltre lo Jus Patronato di due altari nella chiesa di Sant’Egidio; l'altare del Santissimo nome di Gesù e l'altare di Maria Santissima Addolorata.Civitaretenga

In detta chiesa avevano anche il diritto di sepoltura.

Nel centro storico riveste particolare interesse l’attuale Via Guidea.

Anticamente, dal 1200 D.C. fino al 1500, questa strada portava il nome di via Giudea a testimonianza della presenza di un ghetto ebraico.

Si tratta di un percorso coperto, realizzato con un’articolata sequenza di archi di sostegno delle abitazioni sovrastanti, che porta nel cuore dell’antico quartiere ebraico, fino alla Piazza Giudea.

Quello che dai civitaresi viene chiamato “ru busc” (il buco) data la sua conformazione angusta e stretta, presenta un’architettura originale e molto articolata. Il ghetto era piccolo e raccolto intorno alla Sinagoga, che ancora oggi è un luogo intriso di fascino.

Di particolare interesse è la casa Perelli appartenuta all'omonima famiglia.

Personalità legate a Civitaretenga

* Alfredo Di Fiore

* Don Camerino Berardinelli

* Francesco Falconio

* Giovanni Fontana

* Lilla Perelli

* Mario Napoleone

* Nicola Cortelli

* Vittorio De Matteis

Vedi anche: Civitaretenga e la Festa di Sant’Antonio; Civitaretenga e la Madonna dell’Arco; Civitaretenga e Lo Squadro; Civitaretenga vista da Carla; La ritirata dei tedeschi dalla Civita: Il 10 giugno 1940 alla Civita.

tutti pazzi per la Civita

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