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Per caso sapete dov'è Civitaretenga? No?

Ve lo dico io: fra le montagne dell'Abruzzo.

di Piera Cantalini*

Ma non cercate sulle cartine, non c'è.

 Perché è un paese piccolo piccolo, né bello né brutto. E senza niente: non un negozio, un bar, un'edicola.

Ma per me ha un fascino speciale, tanto che ci passo volentieri una parte delle vacanze.

E che vacanze! Primo giorno. Riaprire la vecchia casa dopo un anno mi dà una forte emozione.

Faccio per spalancare le finestre e una maniglia su due mi resta in mano.

Cerco un cacciavite e scopro che nel ripostiglio non c'è luce: si sarà fulminata la lampadina? 0 sarà scattato il contatore visto che ho acceso frigo, lavatrice e scaldabagno in contemporanea?

Il vicino di casa dice che non manca la corrente, ma l'acqua.

Ecco perché la lavatrice emette quei rantoli disperati.

Ora, però, è meglio pensare alla cena, mi basterà un panino.

Al paese vicino compro salame, prosciutto, formaggio, pane, vino.

Alla faccia del colesterolo. Torno a casa rilassata, pronta a gustare in pace queste delizie locali. Ma la porta non si apre più.

Di bello, nei paesi sperduti, c’è che ogni problema si risolve facilmente. Vado dal vicino, passo dal suo balcone, salgo sulle tegole di un tetto, mi aggrappo al comignolo perché sento arrivare le vertigini e, chissà come, caracollo sul davanzale della finestra aperta, quella con la maniglia rotta.

Quando vado a dormire so cos'è la felicità.

Il nido delle rondini è al slito posto, il cielo è blu notte come nei film e le stelle sono dieci volte più grandi di quelle di Milano.

Ah, il vecchio letto dei bisnonni, che tenerezza.

Cigola parecchio, pende un po' troppo pericolosamente da un lato, ma che importa?

Al massimo stanotte finisco per terra.

Secondo giorno.

Arriva tutta la famiglia, seguita dagli amici.

Ci vuole un caffè: chi va a comprarlo? Chi fa la spesa?

Bisogna dividersi i compiti: c'è da dare l'olio paglierino ai mobili, i tarli li stanno divorando.

Preparare i letti. Cucinare. E fare i turni per la doccia: l'acqua mancherà tra poco. Lamenti, litigi, spintoni: quanto sono viziati questi ragazzi.

Qualcuno propone di lavarsi con la minerale gassata, per vedere l'effetto che fa.

Terzo giorno: allargate o no. le famiglie numerose sono una bolgia.

Stefano e Lorenzo nascondono un gattino randagio nel ripostiglio.

Al buio lo scambio per un topo e rischio un infarto.

Simone protesta contro il mondo e non esce dalla sua camera.

Marco ha chiuso grilli e mosche in un barattolo di vetro.

Andrea prepara un esame ed è intrattabile.

Antonello indossa un pigiama bordeaux notte e giorno.

E Claudia esce con cappello e occhiali per non essere riconosciuta.

Per fortuna, stasera vado alla sagra degli gnocchi.

Quarto giorno. Giovanna ha appoggiato le lenzuola pulite sulla cassapanca appena spalmata di olio paglierino.

La bombola del gas è finita appena abbiamo buttato la pasta.

Suonano tre cellulari in contemporanea.

E non trovo più il libro che sto leggendo.

Ma sono i turni delle docce a esasperare gli animi.

Quinto giorno. L'esodo inizia al risveglio: nel giro di qualche ora, tutti gli uomini se ne vanno.

Noi donne siamo le più forti e resistiamo.

E poi. stasera abbiamo un'altra sagra: quella delle lenticchie. Con macarena finale.

*Caporedattore di “Donna moderna” all’epoca della pubblicazione dell’articolo

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