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Tutti i colori dell’arcobaleno

“quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei, non ci siamo più noi”.

Ciao, Mamma, così, di Epicuro, eri solita ripetere le parole.

No, nulla ti incuteva timore né tanto meno la paura della morte.

La paura di morire, quel sentimento che tanto turba i più e impedisce di raggiungere la serenità interiore, con te assumeva i connotati del normale divenire divino, del naturale corso degli eventi che, rigorosamente, portano all’inevitabile epilogo terreno, prodromo al dopo.

Accetta la fine se vuoi godere dell’antecedente, affermavi.

Davanti a te, anche lui, il Tristo mietitore (cosiddetto da poeti ed artisti che tanto amavi), perdeva essenza in quanto fagocitata dal tuo amore, antidoto al tutto.

Tu, Mamma, dispensatrice di nobili virtù e di saggezza, di dolcezza e di calma a volte sconcertante, incapace di odiare, di serbare il benché minimo rancore, mai adirata o in nequizia d’animo contro qualcosa o qualcuno.

Infondevi luce tramite la sola presenza a chiunque gravitava intorno a te, sempre pronta a tendere la mano e ad aprire il tuo cuore, benché a volte sanguinante per i colpi inferti dalla vita che mai risparmia nel suo crudele cinismo ma irretita dal tuo dolce e perenne sorriso.

Vita e morte…luce e buio…ma, ti interrogavi…è davvero così?

Sono in reale contrapposizione, in vera antitesi?

Dicotomici?

Oppure sono…semplicemente, necessariamente ma meravigliosamente, aspetti della stessa sostanza, stessa natura che si svela in un modo o nell’altro all’occorrenza?

Insegnavi come il pensiero che elabora il tutto è necessariamente di per sé il tutto.

Ovvero, posso pensare e contemplare l’infinito perché l’infinito è in me.

Vivo e muoio…muoio e vivo.

Ed è allora che si dipana il mistero dell’esistenza, cedendo a tale consapevolezza.

E quindi, concludevi: come si può dunque vivere veramente, coscientemente, intensamente, consapevolmente, se non si accetta la morte?

Facce della stessa medaglia, aspetti mutevoli della stessa sostanza che si manifesta dualmente a seconda della nostra posizione nel flusso degli eventi.

Consequenzialmente, si deduce che nulla muore veramente ma tutto evolve e, per sua natura, dunque muta.

No, non siamo transitori effimeri…siamo tutt’altro.

E allora, Mamma, di te, tutto sopravvive e si rigenera in coloro che hai amato in quanto la vera tua essenza vive in loro, in tuo marito in primis, lo sposo, come, ultimamente ho scoperto, viene ancora simpaticamente chiamato per il suo incondizionato e infinito amore nei tuoi confronti…lo sposo…da sempre e per sempre al tuo fianco, ma anche nei tuoi figli, nei tuoi nipoti e in tutti coloro che hanno beneficiato, seppur alcuni inconsciamente, della tua essenza e che hai sfiorato anche solo con le misteriche onde del puro pensiero che tutto raggiunge.

Mi hai insegnato la dignità che mai si svende, la gentilezza dei modi e della parola che non offende, il rispetto per il mondo in tutte le sue forme e manifestazioni, l’onestà e la purezza del pensiero, ed ho imparato a riconoscere, grazie a te, il divino che ognuno porta in sé, la scintilla dell’eterno in ognuno di noi.

Si è ciò che si dà e si ha ciò che si è.

Sono convito di ciò.

È una regola miliare del mondo invisibile che pervade il tutto e che ad essa soggiace.

La tua mite ma imperiosa presenza fisica ci mancherà, Mamma, ma quella spirituale, l’ immortale, la divina, insondabile ai cinque sensi ma decodificabile solo con lo spirito, continuerà…in noi e dopo di noi in altri…e in altri ancora e così di seguito…all’infinito…in continuo divenire…nell’eterno che ogni volta si dipana e si svela, e in esso continuerà ad esistere…una eterea presenza che l’archè del mondo, da cui tutto viene e a cui tutto torna, ha regalato a tutti in noi in forma fisica per quasi 88 anni…affinché cogliessimo il significato dell’eterno e la chiave per accedervi, ovvero l’amore incondizionato.

Ciao, Mamma…ieri la mia mano di bambino nella tua…oggi, la tua consunta mano di bambina nella mia…è stato un viaggio bellissimo…adesso andrò solo…ma la via è tracciata.

Grazie, Mamma.

Francesco

 

La morte non è niente

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall'altra parte:

è come fossi nascosto nella stanza accanto.

Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima

l'uno per l'altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,

che ti è familiare;

parlami nello stesso modo affettuoso

che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce,

non assumere un'aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

di quelle piccole cose che tanto ci piacevano

quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre

la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minima traccia

d'ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato

che ha sempre avuto:

è la stessa di prima,

c'è una continuità che non si spezza.

Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri

e dalla tua mente,

solo perché sono fuori dalla tua vista?

Non sono lontano,

sono dall'altra parte,

proprio dietro l'angolo.

Rassicurati,

va tutto bene.

Ritroverai il mio cuore,

ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime

e non piangere, se mi ami:

il tuo sorriso è la mia pace!

Sant’Agostino

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